“L’ansia è un’emozione caratterizzata da sentimenti di tensione, preoccupazione e cambiamenti somatici… L’ansia è considerata una risposta orientata al futuro, ad azione prolungata e ampiamente focalizzata su una minaccia…”
(APA – American Psychiatric Association, 1994)
L’ansia non è di per sé una patologia e può essere utile ad affrontare vari eventi di vita però può diventare problematica quando la reazione è talmente intensa e pervasiva, sia da un punto di vista psicologico che fisiologico, al punto da interferire nella vita quotidiana della persona.
Spesso comunemente quando si parla di ansia si fa riferimento proprio all’ ansia disfunzionale, quella che risulta invalidante nell’affrontare varie situazioni della vita quotidiana.
In realtà l’ansia da un punto di vista psicologico è un’emozione che è caratterizzata da un’attivazione psicofisiologica. L’ansia quindi si può considerare una reazione emotiva sia psicologica che fisiologica e può essere anche funzionale da un punto di vista evolutivo e adattivo.
L’ansia si sviluppa in particolare come reazione anticipatoria di preoccupazione di fronte ad un evento da affrontare, tendenzialmente percepito come rilevante, pericoloso o minaccioso.
La reazione di attivazione ha la funzione di predisporre la persona a reagire efficacemente, può migliorare la prestazione ed inoltre serve a promuovere la sopravvivenza predisponendo la persona a reagire di fronte a eventuali minacce.
Da un punto di vista psicologico è importante quindi distinguere quando l’ansia risulta funzionale e adattiva oppure disadattiva e disfunzionale. È essenziale riconoscere se l’ansia che si sviluppa è funzionale per intensità, durata e reazione ad affrontare la situazione o se invece è talmente forte e/o pervasiva da risultare controproducente.
Ansia funzionale e disfunzionale
L’ansia può essere adattiva a far fronte a eventi di vita o situazioni di pericolo.
Si usa il termine ansia quando ci si riferisce ad un’emozione legata alla percezione di un pericolo o una minaccia futura, spesso non identificabile facilmente.
Mentre in passato eventi e pericoli erano spesso pratici, concreti, contestualizzati oggi la minaccia spesso può riguardare la propria autostima, immagine, identità ed i rapporti relazionali e affettivi. Spesso ci si sente vulnerabili. Essendo tematiche legate più alla visione di sè che al singolo episodio la reazione di attivazione può perdurare nel tempo. Se l’ansia è funzionale e adattiva tende però ad essere temporanea e si abbassa una volta in cui la situazione che l’ha attivata viene gestita e superata.
L’ansia può essere attivata da stimoli ed eventi diversi (ad esempio esito di esami medici, esami universitari, interrogazioni e verifiche a scuola, colloqui di lavoro, …) ma la reazione psicofisica è comune ed è caratterizzata dai sintomi ansiosi tipici. L’ansia ha la specifica funzione che è quella di prepararsi ad affrontare diverse situazioni ed eventuali pericoli ma una volta affrontati l’intensità della reazione tende a scendere e con essa anche i sintomi stessi tendono a ridursi.
Quando l’ansia risulta invece eccessiva per intensità, durata, frequenza risulta disadattiva e disfunzionale. Diminuiscono le capacità di attenzione e concentrazione ed i sintomi fisici interferiscono con la possibilità di svolgere le varie attività in modo efficace e produttivo.
L’attivazione
Secondo gli psicologi Robert M. Yerkes e John Dillingham Dodson (1908) se il livello di attivazione è troppo poco o all’opposto eccessivo la prestazione non è ottimale.
Quando si affronta un compito senza un pò di attivazione si tende a essere poco attenti, facilmente distraibili, poco motivati e si sottovaluta la situazione.
Entro certi livelli un pò di attivazione può essere quindi utile a migliorare la prestazione lavorativa, scolastica, sportiva, relazionale.
Un’ attivazione proporzionata aiuta ad essere più motivati, più attenti, più concentrati, più energici e si attivano maggiormente le varie risorse interne.
L’ attivazione può essere quindi utile a raggiungere i propri obiettivi.
Quando invece l’intensità è eccessiva può bloccare la capacità di sfruttare le proprie risorse tanto da risultare disadattiva rispetto alla situazione.
L’ ansia disfunzionale è caratterizzata da livelli di attivazione eccessivi e/o persistenti e pervasivi tali da portare ad una reazione sproporzionata per intensità e/o durata rispetto alla gravità e/o probabilità dell’ eventuale minaccia futura percepita.
L’ansia disfunzionale è caratterizzata da diversi pensieri tra cui quelli catastrofici, spesso costruiti su catene di “e se… allora..”. I pensieri sono correlati agli eventi da affrontare ma possono poi riguardare anche se stessi, le proprie capacità e la propria autoefficacia.
I pensieri possono essere caratterizzati anche dalla paura di non riuscire a gestire l’ansia stessa e i sintomi che ne derivano. Questo tende a mantenere attivo lo stato di allerta.
Quando la reazione d’ansia è eccessiva può risultare quindi disturbante e patologica. In questo caso si parla di disturbi d’ansia.

Disturbi d’ansia
I disturbi d’ansia sono caratterizzati in generale da una preoccupazione disfunzionale eccessiva per intensità e/o durata tale da risultare invalidante nella vita della persona.
I sintomi possono essere cognitivi, comportamentali, fisici. Tra i più comuni ci sono: aumento del respiro, vertigini, disorientamento, sensazione di testa leggera, palpitazioni, tensione muscolare, formicolii alle mani e ai piedi, tremori, sudorazione, sensazione di “nodo allo stomaco” .
I disturbi d’ansia sono: disturbo d’ansia generalizzata, disturbo di panico, agorafobia, fobia specifica, disturbo d’ansia sociale, disturbo d’ansia da separazione.
I disturbi d’ansia tendono ad essere caratterizzati da pensieri ed emozioni disfunzionali che influiscono negativamente sulle attività quotidiane, sulle relazioni, sui comportamenti e comportano disagi fisici. Spesso inoltre quando si percepisce l’ansia si tende ad evitare luoghi, contesti, situazioni che si percepiscono come collegate in qualche modo alla crisi d’ansia (es. evitamento di posti affollati) ma questo con il tempo tende ad influire non solo sulle relazioni interpersonali ma anche sulla percezione che si ha della propria autostima e della propria capacità di affrontare certe situazioni.
Se si soffre di un disturbo psicologico è importante lavorare su sè stessi per ridurre i sintomi, ritrovare il proprio equilibrio nelle diverse aree di vita e mantenere una buona visione di sè. Si può intraprendere un percorso di psicoterapia. In terapia lo psicoterapeuta andrà ad individuare non solo i fattori predisponenti e scatenanti ma anche quelli che contribuiscono al mantenimento del disturbo d’ansia. Diversi studi mostrano l’efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale nel trattamento dei disturbi d’ansia.
Conclusioni
Le emozioni e le relative reazioni fisiche e comportamentali quando sono equilibrate hanno una funzione adattiva.
È importante imparare a riconoscere e gestire le varie emozioni e reazioni per utilizzarle in modo funzionale così da poter affrontare gli eventi di vita sfruttando nel modo più efficace possibile le proprie risorse ed abilità. Questo può contribuire a mantenere il proprio benessere psicofisico nel tempo e favorire un miglioramento della qualità di vita della persona.

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